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Intel Core i7 (Nehalem): architettura di AMD?

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    introduzione

    Due anni fa, Intel ha messo a segno un colpo di stato con l’introduzione della sua architettura Conroe, che è emersa come Core 2 Duo e Core 2 Quad. Con questa mossa, l’azienda ha riconquistato la corona delle prestazioni dopo aver perso un po’ di favore nella debacle che è stata il suo design Pentium 4 “Prescott”. A quel tempo, Intel annunciò un piano ambizioso per tornare ad evolvere le sue architetture di processori a un ritmo rapido, come aveva fatto a metà degli anni ’90. La prima fase del piano è stata il rilascio di un “refresh” dell’architettura 12 mesi dopo la sua introduzione, per sfruttare i progressi nei processi di fabbricazione. Questo è stato fatto con Penryn. Quindi un’architettura completamente nuova doveva arrivare 24 mesi dopo, con il nome in codice Nehalem. Quella nuova architettura è l’argomento di questo articolo.

    L’architettura Conroe offriva prestazioni di prim’ordine e un consumo energetico molto ragionevole, ma era tutt’altro che perfetta. Certo, le condizioni in cui è stato sviluppato non erano ideali. Quando Intel ha capito che il suo Pentium 4 era un vicolo cieco, ha dovuto reinventare un’architettura in fretta, qualcosa che è tutt’altro che facile per un’azienda delle dimensioni di Intel. Il team di ingegneri di Haifa, in Israele, che fino ad allora aveva avuto la responsabilità delle architetture mobili, è stato improvvisamente responsabile della fornitura di un progetto che avrebbe alimentato l’intera nuova linea di processori Intel. Era un compito impegnativo per il team, che ora portava sulle spalle il futuro di Intel. Date queste condizioni, con il programma serrato a cui dovevano attenersi e la pressione a cui erano sottoposti, i risultati raggiunti dagli ingegneri Intel sono notevoli.

    Sebbene fosse una seria rielaborazione del Pentium M, l’architettura del Conroe a volte tradiva ancora le sue radici mobili. Per prima cosa, l’architettura non era realmente modulare. Doveva coprire l’intera gamma Intel, dai notebook ai server. Ma in pratica, era praticamente lo stesso chip in ogni caso; l’unico posto per la variazione era nella memoria cache L2. Anche l’architettura era chiaramente progettata per essere dual-core e il passaggio a una versione quad-core richiedeva lo stesso tipo di trucco a cui Intel aveva fatto ricorso per i suoi primi processori dual-core: due die in un unico pacchetto. La presenza dell’FSB ha anche ostacolato lo sviluppo di configurazioni che utilizzano più processori, poiché rappresentava un collo di bottiglia in termini di accesso alla memoria. E un ultimo piccolo omaggio:

    Questi compromessi erano comprensibili due anni fa, ma oggi Intel non può più giustificarli, soprattutto di fronte al suo rivale AMD e al processore Opteron ancora un gioco avvincente per gli ambienti aziendali. Con Nehalem, Intel doveva rimediare alle sue ultime debolezze progettando un’architettura modulare che potesse adattarsi alle diverse esigenze di tutti e tre i principali mercati: mobile, desktop e server.

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